Alda Merini: lettera a sua Santità Benedetto XVI

Carissimi nipotini,
la data della scomparsa della grande poetessa Alda Merini (1 novembre 2009) coincide con quella delle celebrazioni civili e religiose dei nostri cari defunti.

Rivolgo quindi un pensiero di grande affetto e gratitudine ai miei genitori, ai miei suoceri, ai parenti, agli amici e a tutti i defunti del mondo, specialmente a quelli che non hanno nessuno che li ricordano.

In questa data si tende a fare bilanci, a ripercorrere con la memoria la vita e le opere e a riscoprire quanto di bello e di buono ci hanno lasciato le persone che ci hanno preceduto.

Così è stato anche per le quattro figlie della Merini, che se in vita non hanno sempre potuto contare sulla vicinanza e sulle attenzioni di una mamma, quando è venuta a mancare si sono accorte di quanto lei le abbia amate e di quanto il mondo abbia amato la grande poetessa che si celava nella loro mamma.

Alda Merini, anche se a modo suo, è stata profondamente credente ed era convinta che la morte non fosse la scomparsa definitiva dell’uomo perché i morti, secondo lei, conservano una vita interiore e vogliono comunicare con i vivi sulla terra.

Il suo essere credente è confermato anche dalla grande amicizia con  Padre David Maria Turoldo e Monsignor Gianfranco Ravasi che nel 2007 era stato nominato Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura da Papa Benedetto XVI.

Nello svolgimento del suo compito di Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, Monsignor Ravasi nel ottobre del 2009, stava terminando di preparare un incontro di 300 artisti di tutto il mondo che avrebbero incontrato il Papa nella Cappella Sistina.

Ogni artista, secondo il proprio genere di arte, avrebbe presentato al Papa qualcosa che lo rappresentava.

Monsignor Ravasi, che più volte aveva raccolto il desiderio della Merini di incontrare il Papa, la incluse in questa lista e, nell’ultima telefonata che le fece in ospedale, le ricordò dell’invito.

Lei aveva capito che le sue condizioni di salute non le avrebbero permesso di recarsi fisicamente a Roma e quindi le promise di scrivere una lettera per il Santo Padre.

Di lì a poco purtroppo Alda morì e la famosa lettera non pervenne subito nelle mani di Monsignor Ravasi.

Sarà solo dopo un paio d’anni, nell’organizzazione di un altro evento analogo, che Monsignor Ravasi, nel frattempo nominato Cardinale, troverà la lettera della Merini per il Papa.

La lettera era dattiloscritta su un foglio con l’intestazione dell’ospedale San Paolo ed era stata dettata dal letto di ospedale il 28 ottobre e cioè solo 3 giorni prima della sua morte.

Io l’ho trovata a pag. 162 del libro “Alda Merini, mia madre” della figlia maggiore Emanuela Carniti e mi permettono di riportarla integralmente perché è molto bella, riassume molto bene la sua vita e, secondo me, potrebbe essere considerato il suo testamento spirituale.

Ospedale San Paolo.

Milano, 28 ottobre 2009.

Sua Santità Benedetto XVI.

“Santo Padre, mentre La ringrazio, La prego di tenere conto dei continui omaggi molto belli fatti da alcuni miei allievi, fra i quali Giuliano, i quali, pur onorandoLa, sono assai lontani da Lei.

Noi poveri peccatori cerchiamo di onorarLa con disegni e preghiere, ma non vorremmo toccare l’ambito della superbia in cui è facile cadere.

Grazie a Dio il Cristianesimo trionfa ma attenti alle false meretrici e peccatrici perché Dio ama i peccatori come noi.

Io sono un guado pieno di errori che ho fatto e di cui mi pento.

Santo padre ho sentito la Terra Santa perché ho incontrato faccia a faccia il Signore.

Io sono vissuta nella sporcizia, ho servito San Francesco e avrei voluto venire da Lei ma me lo hanno proibito per la mia salute e per riguardo ad Ella.

“Peccatore come sono” ma madre sicura che non meritava quattro figli. Sono belli ma non cattolici, alcuni di loro non sanno di essere battezzati.

Vanno a derubare la loro mamma ma sono sempre doni caro Santo Padre. Questi buoni ladroni sono la mia consolazione e moriranno con me, con i miei dolori.

Hanno pianto, non avevano la mamma.

Ma la mamma è sempre stata con loro, non li ha mai abbandonati. Oh dolce è stato il mio destino al quale ho lasciato i miei anni.

Come è vera la storia della Maddalena. Abbracci le donne sono fredde come il ghiaccio.                                                   

Per la malattia e la guarigione di Alda Merini”.

Con questa struggente confessione, carica di umiltà e amore, e questo abbandono alla misericordia del Padre, la stessa che Egli ebbe con la “Samaritana”, Alda sembra veramente congedarsi dal mondo per andare a vivere per sempre nell’Olimpo dei grandi poeti.

 Nonno Antonio

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L’immagine di copertina è del Comune di Sesto San Giovanni.

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