Carissimi nipotini,
dopo le prime considerazioni sulla poetessa Alda Merini espresse nella mia precedente letterina, voglio condividere con voi alcune notizie sul suo periodo di massima notorietà avvenuta attorno agli anni 1980-1990.
La figlia maggiore, Emanuela Carniti, nel suo libro “Alda Merini, mia madre” alla pag. 119 del suo libro, così scrive:
“Prima cominciarono a scrivere su “Stop” articoli in cui si parlava delle sue difficoltà economiche.
Era una rivista molto popolare, piena di gossip e certamente non letteraria, ma le diede grande notorietà e la traghettò verso un pubblico sempre più ampio.
Poi ci fu la prima apparizione in televisione, la chiamarono a Telemontecarlo per leggere una poesia, a quel punto Maurizio Costanzo iniziò ad invitarla regolarmente.
Sono quasi certa che sia stata lei a scrivergli: non lasciava nulla di intentato per emergere.
Credo che le pagassero un cachet, e lei certo lo chiedeva perché non aveva alcun pudore su questo, e forse glielo davano prima che iniziasse la puntata, perché durante la trasmissione teneva in grembo ben stretta la borsa.
Anche se di solito lei i soldi li metteva nel reggiseno…
A quel punto, cominciarono a cercarla in tanti, da Michelle Hunziker per una iniziativa contro la violenza di genere, a Nancy Brilli, Lucio Dalla, Roberto Vecchioni che ha scritto una canzone per lei”.
Il testo della ballata che Roberto Vecchioni gli ha dedicato è sicuramente relativo al suo periodo di internamento forzato ed è tanto commovente ed espressivo che mi permetto di riportarlo per intero:
Noi qui dentro si vive in un lungo letargo
Si vive afferrandosi a qualunque sguardo
Contandosi i pezzi lasciati là fuori
Che sono i suoi lividi, che sono i miei fiori
Io non scrivo più niente, mi legano i polsi
Ora l’unico tempo è nel tempo che colsi
E qui dentro il dolore è un ospite usuale
Ma l’amore che manca è l’amore che fa male
Ogni uomo della vita mia
Era il verso di una poesia
Perduto, straziato
Raccolto, abbracciato
Ogni amore della vita mia
Ogni amore della vita mia
È cielo e voragine
È terra che mangio
Per vivere ancora
Dalla casa dei pazzi, da una nebbia lontana
Com’è dolce il ricordo di Dino Campana
Perché basta anche un niente per esser felici
Basta vivere come le cose che dici
E dividerti in tutti gli amori che hai
Per non perderti, perderti, perderti mai
Cosa non si fa per vivere
Cosa non si dà per vivere
Guarda! Io sto vivendo (ah)
Cosa mi è costato vivere?
Cosa l’ho pagato vivere?
Figli, colpi di vento (ah)
La mia bocca vuole vivere
La mia mano vuole vivere
Ora, in questo momento (ah)
Il mio corpo vuole vivere
La mia vita vuole vivere
Amo, ti amo, ti sento (ah)
Ogni uomo della vita mia
Era il verso di una poesia
Buttata, stracciata
Raccolta, abbracciata
Questo amore della vita mia
Ogni amore della vita mia
È cielo e voragine
È terra che mangio
Per vivere ancora
Credo che ogni commento sia superfluo.
Vi lascio con le parole di questo testo e con la curiosità di andare a cercare ed ascoltare la canzone del cantautore e poeta Roberto Vecchioni.
Nonno Antonio
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