Il mio impianto degli asparagi

Carissimi nipotini,
anche se quasi tutti i bambini, e voi non fate eccezione, sono “allergici” al verde nel piatto, voglio parlarvi di una verdura molto particolare che certamente apprezzerete da grandi: gli asparagi.

Il nome deriva dal greco “aspharagos” che a sua volta deriva dal persiano “asparag” che significa letteralmente “germoglio”.

Questo germoglio, chiamato “turione”, sbuca dal terreno e per i primi giorni si mantiene compatto e cilindrico senza che escano le foglie.

In questa fase i turioni sono teneri e commestibili con un sapore particolarmente delicato e ricercato.

Il turione o asparago viene tagliato alla base della radice o rizoma.

Gli asparagi crescono una volta all’anno e comunque non vanno raccolti tutti. Alcuni vanno lasciati stare e dopo pochi giorni incominciano ad aprirsi i rami che sono aghiformi.

Più avanti su questi rami compaiono sia i fiori maschili che femminili.

I fiori sono piccole campanule bianche o gialle.

Il fiore femminile, si trasforma poi in piccole bacche rosse che contengono i semi.

La pianta può essere replicata per seme ma preferibilmente viene ottenuta impiantando le “zampe” cioè il rizoma che è circondato da una serie di radici filiformi di circa 20 cm.

Una decina di anni fa, senza alcun accorgimento, avevo messo a dimora una “zampa di asparago” per ottenere il verde da guarnire i fiori recisi.

Da qualche anno, in primavera, ho incominciato a raccogliere qualche asparago e la bontà di questi germogli paragonata a quelli che si acquistano in commercio, mi ha fatto venir voglia di aumentare la mia produzione tentando una piccola coltivazione.

Ho chiesto alcuni consigli pratici al proprietario del Consorzio agrario dove ho acquistato un mazzetto di zampe.

Secondo lui bisogna scegliere un luogo dell’orto ben soleggiato e un terreno molto drenante.

Per assicurarsi un buon drenaggio, il metodo più antico ed economico è di interrare delle fascine di legna.

Scelta un aiuola di circa 300×100 cm, esposta a levante, ho tolto la terra per circa 30 cm.

Al centro di questa buca, per una larghezza di circa 50 cm ho creato in tutta la lunghezza, un’ulteriore buca di 30 cm di profondità.

A questo punto avevo a disposizione una buca di 300×100 cm con una profondità laterale di 30 cm e una profondità centrale di 60 cm.

La buca centrale di 50 x 300 x 30 cm. di profondità, l’ho riempita completamente con fascine di legna che costituiscono un’ottima intercapedine filtrante per l’acqua.

A questo punto avrei dovuto mettere dello stallatico naturale che però non avevo e che ho sostituito con un buono strato di foglie e erba macerati da un anno.

Sopra questo strato ho messo poi un piccolo strato, circa 10 cm di terra.

Sopra questo primo strato di terra, ho messo una bella spolverata di concime organico minerale bilanciato, poi di nuovo uno strato di terra di circa 10 cm perché le zampe è bene che non siano a contatto diretto con il concime.

Ora il terreno è pronto per adagiare le zampe, allargandone le radici e posizionandole in modo equidistante.

Il mio mazzetto conteneva 9 zampe per cui divise sulla mia aiuola di circa 300 cm di lunghezza, risulta che sono distanti circa 30 cm una dall’altra.

Con una certa delicatezza, per non andare a scomporre le radici che ho posizionato prima, vado a coprire il tutto con uno strato finale di terra, ancora una decina di cm, che porterà la mia aiuola al livello definitivo.

Ecco fatto, ora bisogna armarsi di pazienza perché per quest’anno le zampe probabilmente “dormiranno” o meglio si adatteranno al nuovo terreno scendendo in verticale ad assorbire le sostanze nutritive, rimanendo protette da pericolosi ristagni di umidità perché il terreno, sopra le fascine, rimarrà sempre drenato.

Bisognerà tenere pulita la superficie da erbe infestanti che sottrarrebbero inutile nutrimento.

Il prossimo anno dovrebbe incominciare a spuntare qualche asparago, ma è consigliabile non coglierlo per permettere alle nuove zampe di fortificarsi e ingrandirsi.

Dal secondo/terzo anno di comparsa degli asparagi si potrà incominciare a raccoglierne qualcuno per poi entrare in piena produzione al quarto anno.

Vedete, cari nipotini, quanto lavoro e quanto tempo è necessario per produrre questi delicati germogli.

Tutto in natura ha i suoi tempi e la sua fatica, ma vi assicuro che quando arriverete ad apprezzare questa verdura, il loro sapore e la loro tenerezza vi conquisteranno e vi ripagheranno abbondantemente del lavoro che è servito per produrli.

Nonno Antonio

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