Carissimi nipotini,
da sempre i bambini (ma anche gli adulti…) sono attratti ed inteneriti dai candidi agnelli che sono uno dei simboli più ricorrenti della Pasqua.
Nella simbologia cristiana, la figura dell’agnello era già presente nell’Antico testamento prima ancora dell’arrivo di Gesù.
È l’immagine dell’innocenza, della purezza e della bontà e per questo era stato scelto come sacrificio da offrire a Dio per ricordare la Pasqua ebraica e cioè la liberazione del popolo ebreo dalla schiavitù d’Egitto.
L’evangelista Giovanni accosterà poi il sacrificio di Gesù, l’offerta della sua vita per la salvezza del mondo, alla figura dell’agnello sacrificale.
Per questo motivo Gesù verrà definito “L’agnello di Dio” e, nell’iconografia classica, verrà spesso raffigurato con un agnello.
La Pasqua arriva sempre con l’esplosione della primavera e per questo ricalca il significato cristiano di rinascita e contribuisce a dare a questa festa una gioia particolare.
A questo proposito, mi permetto di riportare una bellissima poesia della scrittrice e poetessa Eleonora Bellini:
L’agnellino di Pasqua
Una chiara mattina di Primavera (ascoltate, la storia è vera!)
nonno Pino da poco alzato apre la porta ed esce nel prato.
Nonno lavora con zappa e rastrello, innaffiatoio, guanti e cappello:
nel piccolo prato già son fiorite ben dieci viole e tre margherite.
Mentre è tutto indaffarato all’improvviso ode un belato:
“Chi sarà mai che bela al mattino? Non vedo nessuno qui nel giardino”.
C’è un fiocco di lana sul biancospino: è il ricciolo nuovo di un agnellino,
un ramo oscilla come fatato, si apre la siepe, il mistero è svelato.
Su quattro zampette un poco tremanti il piccolo agnello già viene avanti,
arriva accanto a nonno Pino, gli lecca le scarpe, gli fruga il taschino.
È Pasqua oggi ed è proprio bello vedere il nonno che abbraccia l’agnello
e con le campane dal suono argentino sentir cantare uomo e agnellino.
(Eleonora Bellini)
Non ci sarebbero commenti a questa poesia.
Usando le parole come tavolozza e pennello, chiudo gli occhi e provo a trasformare in un quadro la scena descritta nella poesia.
“In un prato dove la rugiada primaverile fa brillare i primi fiorellini, la purezza di un agnellino e la dolcezza di un nonno si abbracciano idealmente.
Lontano si sente l’eco argentino di campane a festa che fanno da sottofondo ad un tenero canto di gioia che sgorga spontaneo dal nonno e dall’agnellino”.
La figura mite e disarmata dell’agnello e la tenerezza del nonno contrastano positivamente con le caratteristiche degli uomini che da sempre e, in particolare in questo nostro momento della storia, dominano, governano e tiranneggiano il mondo.
L’augurio che vogliamo fare a voi, a noi stessi e a tutti i popoli del mondo, credenti e non, è che in questa Santa Pasqua possiamo spogliarci il più possibile dalla logica egoistica del nostro piccolo orticello e rivestirci dell’umiltà, della mitezza, della pazienza dell’agnello e del nonno in modo da poter “pascolare”, in pace e in armonia, qui su questa nostra bellissima terra.
Carissimi auguri,
nonno Antonio e nonna Lina
L’immagine di copertina è di Noel Reynolds (da Flickr)
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