Carissimi nipotini,
qualche giorno dopo, quando abbiamo avuto occasione di vederci, mi avete guardato in modo particolare pensando probabilmente di vedere in me qualche cosa di diverso.
“Nonno perché questa operazione si chiama con un nome tanto difficile? Nonno qual è l’occhio che hai operato? Ma adesso l’occhio è più grande o più piccolo? Ma nonno, ti hanno tagliato? Ti è uscito sangue? Ti hanno fatto male? Adesso ci vedi? Ma come ci vedi?”.
Insomma, in pochi minuti, mi avete bombardato di domande che sembrano banali ma che in realtà definiscono il tipo di intervento e sono frutto della vostra sana curiosità e del vostro desiderio di conoscere le cose.
“Calma ragazzi, ora vedo di rispondervi e spiegarvi”.
Questa settimana mi sono sottoposto al piccolo intervento all’occhio che va sotto il nome di rimozione della cataratta e sostituzione del cristallino.
Il nome cataratta è un nome un po’ strano, a volte difficile da pronunciare anche per noi adulti.
Questo nome deriva dal greco “kataraktes” e letteralmente vuole dire cascata, saracinesca, perché anticamente si credeva che l’opacamento della vista derivasse dalla discesa, dall’alto dell’occhio, di un velo.
Quindi proprio come stando dietro ad una cascata l’acqua nasconde la vista delle cose che stanno oltre, altrettanto questo velo sull’occhio, offusca o impedisce la visione corretta.
Più tardi la medicina ha identificato il problema in una modificazione chimica del cristallino con l’ossidazione delle proteine che lo compongono.
Questa ossidazione comporta una progressiva riduzione della sua trasparenza e quindi una progressiva riduzione della qualità della vista.
Non essendoci, ad oggi, una terapia specifica per eliminare l’opacizzazione del cristallino, l’unico trattamento utile rimane l’asportazione chirurgica del cristallino che viene poi sostituito con una lente intraoculare, chiamata anche, cristallino artificiale.
Questo intervento che viene quindi conosciuto come intervento di cataratta, è andato migliorando negli anni diventando sempre meno invasivo e aumentando sempre più la qualità e la quantità della vista recuperata.
Tutto questo è frutto delle moderne conoscenze e tecnologie ed è stato possibile anche grazie alle primordiali sperimentazioni.
Pensate che, per esempio, la scelta di materiali acrilici e siliconici di cui è composto l’attuale cristallino artificiale, deriva dalle osservazioni del dott. Ridley alla fine della seconda guerra mondiale.
In quel periodo il dott. Ridley si trovò a dover operare parecchi piloti colpiti agli occhi dalle schegge del parabrezza del proprio aereo.
Con sua sorpresa constatò che le piccole schegge non avevano creato problemi di rigetto ma si erano perfettamente integrate con l’occhio.
Da qui l’idea di costruire con i materiali del parabrezza un cristallino artificiale in grado di sostituire quello naturale opacizzato.
Il cristallino artificiale (o lente intraoculare) ha un diametro di circa 10 mm e uno spessore massimo di 3-4 mm. Al giorno d’oggi può essere personalizzato andando a correggere il difetto visivo, portando la visione finale sempre più vicina ai 10 decimi.
Ora una piccola testimonianza del mio intervento.
Cinque giorni prima ho iniziato con l’inserimento di una goccia tre volte al giorno.
Mi sono presentato alla clinica a digiuno e dopo una piccola preparazione, visita oculistica, gocce di atropina per dilatare la pupilla mi hanno fatto mettere camice, cuffia e calzari sterili e mi hanno accompagnato in sala operatoria.
L’anestesista mi ha applicato la farfallina al braccio e somministrato alcune gocce di valium, mentre per l’intera durata dell’intervento ha tenuto monitorato i parametri cardiaci, la pressione del sangue e la sua ossigenazione.
Sdraiato sul lettino mi hanno messo un telo dal quale hanno aperto una finestrella in corrispondenza dell’occhio e mi è stato detto di fissare una luce.
L’intervento è durato complessivamente solo una decina di minuti e non ho sentito assolutamente nessun dolore.
Ogni operazione mi è stata spiegata passo, passo con tono pacato e rassicurante.
In pratica dovevo continuare a fissare la luce che si è interrotta solamente nel momento in cui il cristallino è stato rimosso, per riapparire subito dopo con l’inserimento di quello artificiale.
Infine sono stato accompagnato in sala d’attesa dove, dopo mezz’ora, il mio oculista mi ha tolto la benda e, assicuratosi che andava tutto bene, mi ha lasciato andare a casa.
Il giorno dopo, alla visita di controllo, la capacità visiva da lontano, aveva già raggiunto i 10 decimi. Quindi è andato tutto benissimo.
Mentre ringrazio il mio oculista e tutto lo staff, ringrazio anche voi nipotini perché con le vostre domande mi avete spronato ad approfondire l’intera materia e quando si è informati si collabora e si reagisce meglio.
Nonno Antonio
L’immagine di copertina è di Kyle Post.
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