Carissimi nipotini,
in questo inizio di autunno io e la nonna Lina abbiamo iniziato una pulizia e un riordino di tutta la casa partendo dal solaio, per scendere al primo piano attualmente non abitato e adibito a ripostiglio, per finire poi al piano terra dove è concentrata tutta l’abitazione.
Al primo piano, nell’angolo dove erano ammucchiati i vecchi giocattoli dei nostri figli (si parla ormai di 40 anni fa), abbiamo riscoperto una vecchia tombola di quelle con il barilotto girevole.
Riproposta ai nostri due nipoti maggiori, che ormai incominciano a conoscere i numeri, è stato un successo inaspettato.
Nell’attuale mondo tecnologico dove già da piccolissimi i bambini sono immersi e attratti dalle immagini che provengono da uno schermo, l’entusiasmo per questo antico gioco, ci ha molto sorpreso.
Attratti dal barilotto che viene fatto girare con una piccola manovella, provocando ad ogni giro l’uscita di una pallina, hanno fatto a gara a tenere il banco.
Dopo una iniziale spiegazione sulle regole abbiamo distribuito le cartelle e abbiamo iniziato alcune lunghe e divertenti partite.
Inizialmente, ad ogni nuovo numero estratto, li abbiamo aiutati ad individuare il numero corrispondente sul tabellone o nelle rispettive cartelle dicendogli di fare attenzione quando si completava una fila orizzontale da cinque perché in quel caso sarebbe stata cinquina e quando si completava un’intera cartella perché in quel caso sarebbe stata tombola.
Molto presto hanno acquisito le regole e si sono resi indipendenti anche se erano impazienti e ansiosi di vincere.
Il premio per le cinquine e per le tombole lo abbiamo sostituito da un prospetto, dove a fianco di ciascun nome, via via, facevano a gara a registrare le loro cinquine e le loro tombole.
Alla fine, un pezzo di cioccolato dato prima a chi aveva accumulato più vittorie, era il premio uguale per tutti.
Durante il primo giro ci siamo accorti che mancavano due palline. Individuati i due numeri mancanti ho sagomato due palline, le più rotonde possibile, con due vecchi pezzi di gomma bianca per matita e, scritti i numeri, le abbiamo inserite nel barilotto.
Assieme alle frasi che spesso accompagnavano i numeri (1= capo dei ladri; 77 gambe delle donne, eccetera) si è aggiunta anche 44 e 41 pallina di gomma.
Da parte dei bambini è uscita anche la frase “quindicina” invece di “cinquina”.
Per aiutarli ad individuare i numeri nelle cartelle dicevamo: guarda la fila degli “uni”, guarda la fila degli “otti” , eccetera.
Tutto questo provocava sane risate e contribuiva ad animare e a rendere più interessante il gioco.
Nell’età dei perché, non poteva mancare la domanda: “ma nonni, perché questo gioco si chiama tombola?”. “Bella domanda” rispondiamo.
“Dai mettetevi qui la sedia accanto al computer che cerchiamo di capire qualche cosa di più di questo vecchio gioco”.
Sembra che la tombola sia stata inventata a Napoli quasi 300 anni fa.
L’allora re di Napoli Carlo 3° di Borbone aveva reso legale il gioco del lotto anche perché questo gli comportava un buon rientro di denaro nelle casse dello stato.
Ma, secondo il suo padre spirituale Gregorio Rocco, tale gioco distraeva e sottraeva i fedeli alle preghiere, soprattutto nell’Avvento e cioè nelle settimane che precedevano il Natale.
Nel 1734, dopo lunghe trattative, il re acconsentì a vietare il gioco nella settimana prima di Natale.
Il popolo però non si rassegnò a rinunciare al suo gioco preferito e, presi dei rametti, ne ricavarono dei dischetti e dopo averli numerati con i numeri dall’1 al 90, li infilarono nel cilindro che le donne usavano per fare il ricamo del tombolo.
Da questo oggetto nacque probabilmente il nome di “tombola”.
Sembra poi che, per non far sentire che nelle case si stava giocando al lotto, invece di chiamare i numeri, si attribuirono a ciascuno di questi un significato curioso e pittoresco.
Ecco quindi che:
il n° 1 è L’Italia;
n° 2 è La piccirella ( la bambina);
n° 3 è ‘A gatta ( la gatta);
n° 4 è ‘O puorc ( il maiale);
n° 5 è ‘A mana (la mano);
…eccetera…
Con queste curiosità e con l’impegno a condividere questo gioco con gli altri tre nipotini appena saranno in grado di conoscere bene i numeri, vi salutiamo e vi diamo appuntamento alla prossima letterina.
Nonno Antonio e nonna Lina
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