Festa del papà

(pensando ai papà che ci hanno preceduto e a quelli che sono costretti a lasciare i propri affetti per combattere in una delle tante guerre, vicine e lontane, che ancora oggi avvelenano la vita del nostro pianeta)

Carissimi nipotini,
quest’anno per ricordare e festeggiare la figura importantissima dei papà, voglio partire dal ricordo di quei papà che per ragioni anagrafiche non ci sono più.

Voglio pensare anche a tutti i papà delle guerre, vicine e lontane, che sono costretti ad abbandonare i loro affetti per combattere una guerra in cui spesso non credono e che alla fine non porta né vincitori né vinti, ma soltanto dolore, distruzione e povertà.

Può sembrare un modo un po’ triste per avvicinarci a quella che deve essere una festa degli affetti, ma credo che la figura di coloro che sono forzatamente lontani o che ci hanno preceduto possa regalarci, assieme a dolci e malinconici ricordi di affetti, importanti insegnamenti di vita.

Credo inoltre che sia un modo per far conoscere alle generazioni successive la loro storia non sempre facile, contribuendo così a farne conoscere i valori e a perpetuarne il ricordo.

Per esprimere meglio questo concetto, ho scoperto una bellissima poesia di uno dei più grandi poeti spagnoli di sempre, Antonio Machado, nato a Siviglia nel 1875.

La poesia si intitola :

A mio padre

Io ho quasi un ritratto

del mio caro padre, nel tempo,

ma il tempo se lo porta via…

Mio padre nel giardino di casa nostra

mio padre tra i suoi libri, che lavora.

Gli occhi grandi, l’alta fronte

il viso scarno, i baffi lisci.

Mio padre nel giardino della nostra casa

medita, sogna, soffre, parla forte.

Passeggia. Oh padre mio ancora

sei lì e il tempo non ti ha cancellato!

Ormai son più vecchio di te, padre mio,

quando mi lasciavi.

Ma nel ricordo, sono ancora il bimbo che tu

conducevi per mano.

(Antonio Machado 13 marzo 1916)

Molte cose, in questa bellissima poesia, mi ricordano il mio papà e vostro bisnonno Pietro.

Per una pura coincidenza il mio papà Pietro è nato proprio nel 1916, quando questa poesia veniva scritta.

Anch’io, del mio papà, conservo un ricordo vivo, quasi fotografico. Lo ricordo e lo vedo soprattutto nella piccola officina di casa, dove dopo il lavoro alla Ferriera, costruiva e riparava ringhiere di ferro.

Lo vedo alla forgia a rendere incandescente le bacchette di ferro per poi modellarle sul grande incudine, con colpi ben precisi di martello.

Lo vedo assemblare le ringhiere con la saldatrice. Lo vedo con le mani sporche dell’ossido di ferro e la faccia stanca.

Lo vedo nel terreno annesso alla casa a prendersi cura delle piante e degli animali da cortile.

Anche lui, come il mio suocero e vostro bisnonno Daniele Luigi, ha vissuto il dramma della separazione dalla famiglia per andare a combattere nei vari fronti europei della seconda guerra mondiale.

Entrambi, per fortuna, sono riusciti a ritornare a casa, ma né loro né le persone che erano rimaste a casa, hanno mai dimenticato le sofferenze e le atrocità della guerra.

Sofferenze e atrocità che, purtroppo, il mondo oggi sembra aver dimenticato.

Come l’autore della poesia, anch’io sono ormai più vecchio del mio papà che mi ha lasciato a soli 65 anni.

I papà di quell’epoca, per cultura e per mancanza di tempo, non mostravano molto i propri sentimenti ai figli (vedi letterina “Da padre a papà” del 17-03-2021), ma questo non vuole dire che non volessero bene.

Non ricordo di essere stato preso per mano, ma ricordo un episodio ancora più tenero.

In una fredda e piovosa mattina invernale, per risparmiarmi freddo e acqua nel tragitto di circa un chilometro che normalmente facevo a piedi per raggiungere l’asilo, mi ha caricato sulla canna della sua bicicletta e mi ha completamente avvolto con il suo ampio mantello.

Ero molto piccolo, ma il ricordo del calore e della protezione provati in quel piccolo viaggio, è rimasto impresso indelebilmente nella mia mente.

E, con questo tenero e dolce ricordo, rivolgo un pensiero di affetto e gratitudine a lui, ai miei figli e vostri papà e a tutti i papà del mondo.

Carissimi saluti  da nonno Antonio

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