Il Senato ha approvato definitivamente il Ddl delega sull’assegno unico e universale per i figli. Una votazione quasi all’unanimità per il sì, dopo il via livera della Camera dello scorso luglio.
Si tratta della prima misura del Family Act e consiste in un assegno mensile per tutti i figli, dal settimo mese di gravidanza ai 21 anni. L’ammontare dell’assegno viene stimato in 250 euro ma verrà stabilito in base alle risorse disponibili.
I termini precisi non sono ancora noti perché sarà il Governo, entro i prossimi dodici mesi, a esprimersi con uno o più decreti legislativi al fine di riordinare, semplificare e potenziare, anche in via progressiva, le misure a sostegno dei figli a carico.
L’assegno unico e universale andrà a sostituire le misure attualmente vigenti quali il bonus bebé, il premio alla nascita o all’adozione, il Fondo di sostegno alla natalità, le detrazioni Irpef per i figli a carico, gli assegni per il nucleo familiare.
Soldi in più? Su questo punto credo sia prematuro esprimersi. Dato che tale misura andrà a sostituire tutte le altre fino ad oggi in vigore bisognerà fare qualche conto quando i decreti del Governo saranno emessi.
L’ammontare dell’assegno sarà modulato sulla base della condizione economica del nucleo familiare, come individuata attraverso l’ISEE o sue componenti, tenendo conto dell’età dei figli a carico e dei possibili effetti di disincentivo al lavoro per il secondo percettore di reddito nel nucleo familiare.
L’assegno sarà ripartito in pari misura tra i genitori ovvero, in loro assenza, è assegnato a chi esercita la responsabilità genitoriale.
Perché “universale”? Con il termine “universale” si indica che l’assegno sarà corrisposto ogni mese a tutti i contribuenti, siano essi lavoratori autonomi o dipendenti, capienti o incapienti. Una novità rispetto a quanto successo fino ad oggi dove il sostegno era una diritto esclusivo dei lavoratori dipendenti.
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