L’annuncio del contenuto del nuovo DCPM (che entrerà in vigore il prossimo 6 marzo) ci ha a dir poco spiazzato. Siamo ritornati in un batter d’occhio a dodici mesi fa quando, anche su queste pagine, imploravamo una giusta attenzione ai bambini in questa fase così delicata per il mondo.
Il motto che avevamo utilizzato era #metteteibambinineidecreti. Il nuovo anno scolastico, quello iniziato lo scorso settembre, ha effettivamente visto un’attenzione diversa verso i più piccoli.
Le scuole (mi riferisco a quanto abbiamo sperimentato in prima persona, ovvero il mondo della scuola dell’infanzia) si sono organizzate in modo meticoloso al fine di osservare le regole dettate dal Ministero.
A nostro avviso lo sforzo è stato grande e il risultato soddisfacente. Le classi sono state chiuse al primo contagio per riaprire dopo i periodi di isolamento. Non è stato tutto come prima ma, pur con le limitazioni, è stato garantito un diritto sacrosanto, ovvero quello dell’istruzione e soprattutto della socialità.
Con le disposizioni del nuovo decreto le scuole di ogni ordine verranno chiuse in zona rossa e nelle altre zone con dati di contagio superiori a una certa soglia. Non capiamo perché fino a ieri in zona rossa si poteva andare a scuola e oggi no. Cosa è cambiato?
Soprattutto qualcuno dovrebbe spiegarmi come si farà la didattica a distanza ai bambini della scuola dell’infanzia? Si tratta di una decisione che non condividiamo e che avrà conseguenze pesanti.
I nostri bambini pagano già la chiusura dello scorso anno scolastico a partire da fine febbraio 2020 e non meritano un ulteriore danno.
Siamo davvero indignati e crediamo che vi sia stato un grosso errore di valutazione. Perché devono essere i bambini a pagare gli assembramenti che si vedono nei fine settimana nelle città? Perché sono i bambini a pagare un sistema che non è in grado di accelerare la campagna vaccinale?
Un capitolo a parte andrebbe riservato alla gestione dei bambini che dovranno stare a casa. Perché i congedi parentali pare verranno (probabilmente) rifinanziati ma come sempre i nuovi fondi arriveranno in ritardo. Oltretutto il congedo non consente uno stipendio al 100 % e la maggior parte delle famiglie italiane versa in condizioni critiche.
Come finirà? Ancora una volta, per chi ha la fortuna di averli, saranno i nonni a dare una mano alle famiglie. Peccato che non siano ancora stati vaccinati…
La situazione però, lo ribadiamo, avrà pesanti ripercussioni sui nostri bambini e questo non è giusto, non se lo meritano.
Questa è la riflessione di un papà, non pretende di avere altro valore. Mi piacerebbe che questo “grido” potesse unirsi a tutte le voci che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda per permettere di rivedere una decisione che non condividiamo.
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