Non c’è futuro senza memoria

Carissimi nipotini,
sono stato molto dibattuto se scrivere una letterina sul tema della ricorrenza della giornata del 2 novembre (Commemorazione dei defunti), ma poi ho deciso che comunque è un argomento che fa parte della vita e quindi è giusto parlarne.

Ho pensato inoltre di allargare l’argomento, oltre che alla memoria dei nostri cari, anche alla memoria degli avvenimenti passati ed è per questo che ho preso in prestito il famoso aforisma: “Non c’è futuro senza memoria”.

Il culto e la commemorazione dei defunti hanno origini pagane antichissime. La Chiesa cattolica romana ha ripreso questa tradizione, caricandola di un ulteriore significato. Al ricordo del caro scomparso, aggiungeva una preghiera di intercessione e una preghiera affinché la sua anima potesse raggiungere al più presto la contemplazione della Beatitudine Celeste.

Sembra che l’origine della commemorazione dei defunti da parte della Chiesa cattolica risalga al 998 ad opera dell’abate benedettino Sant’Odilone di Cluny che volle collocare la commemorazione il giorno dopo della festa di tutti i Santi, proprio per sottolineare che i Santi non sono solo quelli ricordati nel calendario, ma tutti possono diventarlo.

Personalmente il mio pensiero corre con affetto e nostalgia ai miei genitori e ai miei suoceri, ovvero i vostri bisnonni Maria e Piero (nonni paterni) e Rina e Daniele (nonni materni).

Spesso mi capita di fare un pensiero a metà tra il sogno e la realtà. Immagino di avere a disposizione uno di quei mezzi di trasporto a più posti dove riesco a far stare tutti e quattro i vostri bisnonni e, con a fianco la nonna Lina, andiamo a fare una bella passeggiata conversando amabilmente e fermandoci a mangiare al sacco in un grande prato verde.

Ricordo le commemorazioni dei defunti di una sessantina di anni fa, quando la giornata del 2 novembre veniva preceduta da una novena. Adulti e bambini si recavano per molti giorni in Chiesa e in visita al camposanto.

Ai tempi della mia infanzia e nel mio piccolo paese natale, il cimitero si chiamava Camposanto e sinceramente, ancora oggi, mi piace utilizzare questo sostantivo. Ogni cappella e ogni tomba, dopo essere state pulite a fondo, venivano adornate con fiori, candele e ceri di ogni genere.

Capitava a volte che noi bambini facevamo fatica a concentrarci sul significato di queste visite e finivamo per distrarci e passare il tempo a raccogliere la cera che colava dalle candele, per farne dei piccoli ceri artigianali.

I fiori che adornavano le tombe erano principalmente solo crisantemi o margherite che quasi sempre venivano piantate e coltivate, esclusivamente per quell’utilizzo, nell’orto di casa.

Per rispetto per i propri cari defunti e per una forma di preghiera, per tutto il tempo della novena e cioè l’intera settimana prima, in casa non si poteva accendere la radio e la televisione, anche se quest’ultima a casa mia non era ancora arrivata.

Anche i bar, le osterie e le poche sale cinematografiche, rimanevano chiuse. Indipendentemente dalle convinzioni religiose, era un modo molto intenso per ricordare e rendere omaggio alle persone care scomparse.

Era un modo per ricordare i loro volti, i reciproci affetti e ricordare le cose belle che avevano fatto, traducendole in insegnamenti e esempi per la propria vita.

Al giorno d’oggi esiste ancora la commemorazione dei defunti anche se meno sentita perché non è più preceduta da una novena e non è accompagnata dai piccoli fioretti. Inoltre sempre più spesso le famiglie approfittano del ponte creato da queste feste per organizzare un’uscita nelle mete di villeggiatura.

Ultimamente, a contribuire ad offuscare e quasi sostituire la commemorazione dei defunti del 2 novembre, soprattutto nei giovani ha preso piede la festa di Halloween che si festeggia il 31 ottobre. L’origine di questa festa è molto antica ma negli ultimi anni del secolo appena trascorso ha perso il suo significato originario, assumendo sempre più significati ludico-sociali.

Inizialmente vi ho detto che volevo allargare il significato della commemorazione dei defunti al ricordo agli avvenimenti tragici della nostra storia e per questo ci viene in aiuto la festività del 4 novembre.

La festa o meglio sarebbe la commemorazione è stata istituita da un decreto regio nel 1922, per ricordare e onorare il sacrificio dei numerosissimi soldati caduti a difesa della Patria nella Prima guerra mondiale. La data del 4 novembre è stata scelta perché ricorda il giorno della fine della prima guerra mondiale e cioè il 4 novembre del 1918.

Da quasi 100 anni, questa giornata si è trasformata nel giorno della memoria che viene sottolineata con manifestazioni e cortei accompagnati dalla banda e che si concludono con la deposizione di corone di alloro ai vari monumenti ai caduti.

Seguono poi discorsi finalizzati al ricordo delle atrocità della guerra per cercare di far nascere sentimenti di amore fraterno che dovrebbero scongiurare altre guerre.

Come vedete, nell’arco di solo 4/5 giorni sono concentrate diverse commemorazioni che ci portano a ricordare i nostri cari e gli avvenimenti storici.

In queste giornate di uggioso autunno, anche se potrà generare qualche malinconia, lasciamoci quindi invadere da questi ricordi che ci aiuteranno a riflettere sui valori positivi dei nostri cari e sui valori etici e sociali della fratellanza, mettendo una base solida per un prospero e sereno futuro di pace.

Carissimi saluti,
nonno Antonio

L’immagine di copertina è di Markus Grossalber

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