Visita al Museo del falegname Tino Sana (secondo Nonno Antonio)

L’ampia esposizione su tre piani del Museo del falegname Tino Sana ci ha letteralmente stupito e ci ha fatto riflettere quanti lavoro, inventiva e arte avevano i nostri avi nella lavorazione della semplice e naturale materia prima del legno che probabilmente ricavano a km zero dagli alberi che crescevano e crescono in abbondanza nel contesto collinare della bergamasca.

La lavorazione del legno avveniva a sua volta con attrezzi costruiti interamente in legno e mossi spesso da ingranaggi pure in legno e da semplici pedaliere. Attrezzi che sono diventati a loro volta vere e proprie opere d’arte.

Questi oggetti e questi attrezzi, in particolare pensiamo alle biciclette attrezzate per ogni tipo di lavoro, ci hanno fatto pensare, oltre all’ingegno, a quanta fatica i nostri avi dovevano mettere nella loro attività che spesso erano itineranti nei vari paesi limitrofi.

Certo il confronto con la tecnologia attuale è improponibile.

Pensiamo alla recente scomparsa del Sig. Tino Sana, ideatore e realizzatore di questa variegata e preziosa collezione. Sappiamo che era nato povero, ma con la voglia e la volontà di imparare e di emergere, riuscì a diventare leader nella lavorazione del legno e ha voluto regalare alle generazioni future l’esempio di ciò che la forza di volontà e l’ingegno umano è riuscito a realizzare.

All’interno si trova un’ampia esposizione sulla nascita delle biciclette partendo dai primissimi modelli di biciclo (una ruota enorme e una piccolissima), per passare alle biciclette di legno e per arrivare poi ai modelli recenti delle biciclette da corsa.

In particolare l’amicizia del campione, purtroppo anch’esso recentemente scomparso, Felice Gimondi, ha permesso di realizzare una ampia esposizione delle sue biciclette e di quelle di grandi campioni come Pantani, Moser e altri. Il tutto corredato da gigantografie che ritraggono i ciclisti nelle loro corse più famose.

Per me che sono stato un tifoso di Felice Gimondi e ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, è stata una grossa emozione.

Chissà, se avessi scoperto qualche anno fa l’esistenza di questo museo, magari avrei potuto avere la fortuna, venendo in visita, di trovare Felice Gimondi e Tino Sana mentre passeggiavano insieme, chiacchierando amichevolmente, tra gli oggetti che hanno fatto la loro grandezza sportiva e lavorativa ma che non hanno mai fatto loro montare la testa.

Ci sono poi tantissime altre esposizioni tra cui una ricchissima collezione di burattini, di attrezzi per la vinificazione, una serie di carri e carrozze e tantissime altre cose che, come nella trama di un buon film, non voglio svelare completamente.

Il tutto è gestito con pazienza e competenza da volontari, probabilmente amici del Tino Sana e di Felice Gimondi, che intendono in questo modo mantenere intatto il loro ricordo.

Crediamo che una visita al museo, oltre che bella e istruttiva, sia importante per il ricordo delle persone che l’hanno fortemente voluta ma anche perché in questo modo si rende omaggio alla fatica e alla genialità di tanti artigiani che hanno costruito nel tempo questi attrezzi e questi oggetti, rispettando la natura e mettendo al centro l’uomo in quanto individuo unico e irripetibile con le proprie potenzialità.

Se a tutto questo vi aggiungete la piacevolissima compagnia della vostra famiglia, la curiosità dei vostri nipotini e una passeggiata nel caratteristico paesino di Almenno S. Bartolomeo, avete sicuramente passato una giornata indimenticabile.

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