Carissimi nipotini,
anche quest’anno, e vorrei dire soprattutto quest’anno, in corrispondenza della Giornata internazionale delle persone anziane, mi sento di dire due parole per far sentire loro la mia vicinanza e la mia solidarietà.
Lo scorso anno, nella letterina intitolata “Giornata mondiale dell’anziano: riflessioni” del 30 settembre 2019, avevo riportato il testo della “lettera di un padre anziano al figlio”.
Era una richiesta struggente ed accorata di aiuto e amore di un anziano al proprio figlio in previsione del disfacimento fisico e mentale della vecchiaia.
Quest’anno la terribile pandemia del Covid 19 ha colpito in modo particolare la fascia degli anziani. Tanti, troppi purtroppo, non ce l’hanno fatta e ad ognuno di loro va il mio ricordo e il mio ringraziamento per gli insegnamenti che ci hanno lasciato.
Dice un antico proverbio africano: “Quando muore un anziano, è come se bruciasse una biblioteca”.
In questo paradosso c’è del vero perché ogni anziano è depositario di ricordi e di sapere unici che, se non vengono trasmessi, rischiano di perdersi per sempre.
I protocolli stringenti del Covid hanno aggiunto ai ricoveri in ospedale e a quelli delle case di cura, l’enorme sofferenza causata dal dramma di non poter avere alcun contatto con i propri cari.
Da racconti diretti questa limitazione è stata ed è una sofferenza terribile, a volte più della malattia stessa, sia per i pazienti ricoverati che per i parenti all’esterno.
Finito il lungo periodo del lockdown, dove erano proibiti ogni tipo di incontri, si incomincia ad intravvedere uno spiraglio di ripresa ma i protocolli, per gli ospedali e per le case di cura, sono ancora, giustamente, molto stringenti.
Riporto integralmente uno dei tanti protocolli delle case di cura:
“Gli incontri tra visitatori e ospiti dovranno avvenire nel rispetto di precise disposizioni: disinfezione delle mani in entrata e in uscita, utilizzo dei dispositivi necessari secondo le indicazioni della direzione della Struttura, distanziamento fisico garantito da barriere di vetro o plexiglass, divieto assoluto di contatto fisico, stretta vigilanza da parte di un operatore debitamente formato, garantendo in ogni caso la privacy della conversazione.
Le direzioni sanitarie possono valutare la possibilità di utilizzare anche spazi all’aperto per lo svolgimento delle visite, purché questi siano facilmente sorvegliabili. Chi ha ricevuto visite sarà oggetto di monitoraggio nei successivi 7 giorni, mediante la tenuta di un diario clinico-assistenziale”.
Da queste disposizioni, necessarie per impedire il ritorno e il diffondersi del virus, si capisce facilmente quanto sia ancora grande il disagio dei pazienti e dei parenti degli stessi.
Gli anziani, come gli ammalati in generale, hanno un grande bisogno del contatto fisico. Per alcuni, il contatto umano, la stretta di mano sono fondamentali per ricevere e trasmettere le loro ansie e loro emozioni.
Cosa possiamo fare noi per ridurre al minimo questo disagio? Apparentemente poco, ma credo che due cose molto semplici le possiamo fare. Creare un ponte con gli anziani: cercare di stare vicino il più possibile alle persone ricoverate utilizzando i moderni mezzi di comunicazione laddove sia possibile, oppure i vecchi mezzi cartacei.
In particolar modo gli anziani apprezzano il linguaggio semplice delle letterine e dei disegni dei bambini. Quindi cari bambini fate sentire la vostra presenza e il vostro affetto facendo pervenire in abbondanza, ai vostri cari ricoverati, le vostre letterine.
Se, fortunatamente, non avete nessuno parente ricoverato potreste comunque scrivere delle generiche letterine per gli anziani che potrete far consegnare dai vostri genitori alle case di cura a voi vicine.
Potrebbe iniziare così una simpatica amicizia epistolare che gioverebbe ad entrambi ma soprattutto agli anziani ricoverati i quali si sentiranno rinfrancati dal vostro affetto e dal contatto con il mondo esterno.
Più avanti, quando tutta l’emergenza sarà finita, sarebbe bello trasformare questa amicizia epistolare in amicizia vera andandoli a trovare fisicamente.
Continuare ad avere comportamenti virtuosi: nella nostra vita di tutti i giorni, attenersi rigorosamente ai protocolli Covid in modo da stroncare il più in fretta possibile la circolazione del virus e ritornare così ad una vita normale per noi e soprattutto per loro.
Sembra banale, ma se ognuno di noi si impegna veramente ad osservare queste regole, che sono ben poca cosa rispetto alle limitazioni di chi è costretto in ospedale o in casa di cura, può veramente diventare l’artefice dell’arresto definitivo del contagio.
Certo di una risposta abbondante ed entusiasta dei bambini e di un grande senso di responsabilità da parte dei giovani e degli adulti, saluto caramente i miei nipotini, tutti i bambini e soprattutto tutti gli anziani ribadendo loro la mia personale stima e vicinanza.
Nonno Antonio
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