Piccole esperienze e Coronavirus: non è propria la corretta associazione ma, proseguendo la rubrica del “valore delle piccole esperienze“, mi sembrava giusto inserire questa piccola riflessione. Nulla di scientifico, soltanto qualche considerazione scaturita in queste giornate uniche.
Ne parlavamo qualche giorno fa anche con Nonno Antonio… Suo malgrado, nonostante sia ancora un giovanotto, è il più “anziano” della nostra famiglia e in quasi 70 anni di vita non ha mai conosciuto un periodo così.
Perché questo coronavirus finirà nei libri di storia. Perché ci sarà un prima e, per forza di cose, ci sarà anche un dopo. La speranza è che, passata questa situazione di emergenza e di grandissima criticità, questa esperienza ci lasci qualche insegnamento.
Non so come stiate vivendo voi queste giornate. Chi scrive sta continuando a lavorare, non per un compito così importante come quello di chi sta nelle corsie di un ospedale ma per la garanzia di uno di quei servizi pubblici che lo Stato definsce “essenziale” (discutibile…ma bisognerebbe aprire un capitolo a parte qui).
Si lavora, rispettando quanto dettato dal Decreto, in condizioni che probabilmente non garantiscono la totale sicurezza ma in forza di un dovere civico che dovrebbe contraddistinguere tutti quanti.
Lo stesso dovere civico e senso di responsabilità che devono contraddistinguere queste nostre giornate, in cui dobbiamo rimanere in casa, evitare contatti con persone esterne, non andare al parco giochi con gli amichetti, vivere una clausura forzata che sarà utile a fermare (o meglio a rallentare) la diffusione del contagio.
Diventa difficile riconvertire la nostra vita all’interno delle mura famigliari, abituati a una continua rincorsa verso gli impegni lavorativi, scolastici, sportivi, sociali…
Diventa difficile ma non abbiamo alternativa e, se pensiamo a quanto accade negli ospedali, quanto ci è chiesto è davvero poca cosa.
Questa clausura forzata può essere un’occasione. Occasione per stare insieme, per spendere del tempo con i nostri bambini (lo so che penserete a quante volte vi è venuta voglia di strozzarli in questi giorni. Tranquilli che succede anche a noi!).
Un’occasione per annoiarsi, per apprezzare anche la mancanza di un calendario serrato che, in tempi normali, non ci permette un secondo di stare fermi.
Occasione per leggere, fare un disegno, inventare e giocare con creatività con i nostri figli.
In queste giornate, non so se succeda anche a voi, ci stiamo accorgendo di quanto manchi la vicinanza delle persone cui vogliamo bene. E non si tratta soltanto di un discorso utilitaristico ma, piuttosto, di una questione affettiva.
Ecco, proviamo a godere dell’occasione di questi momenti, resistiamo con responsabilità nell’attesa di abbracciare i nostri genitori, bere una birra con un caro amico, rimettersi ontheroad per un viaggio, una gita.
Sui social si continua a scrivere #andràtuttobene. Andrà tutto bene se continuiamo a comportarci come ci è stato richiesto nell’attesa di ritornare alle persone e alle cose che amiamo.
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Bellissime considerazioni. Anche a me e alla mamma, pesa molto questa situazione di grande ansia e di impossibilità di poter uscire e di avere contatti umani. in particolare pesa molto non poter vedere i nostri 4 nipotini, ma sappiamo che è una scelta sofferta anche per voi, ma coraggiosa e necessaria. Un piccolo suggerimento per cercare di diminuire lo stress di questo periodo è di cercare di pianificare sempre qualcosa da fare il giorno dopo, cercando nel cassetto dei lavori accantonati per mancanza di tempo e nei cassetti della fantasia (la realizzazione di un giochino in legno, la creazione di un capo in lana). Quanto al dopo, ci sarà senz’altro e sarà luminoso perchè tutti avremo voglia di recuperare la vita sociale ma anche di colmare quelle lacune strutturali e morali che sono emerse in questo difficile periodo.