La tradizione della consegna dei doni nel giorno di Santa Lucia

Carissimi nipotini,
anche se la ricca e consumistica società odierna ci ha abituato a fare doni ai bambini in molte occasioni dell’anno, l’arrivo dei doni di fine anno riveste sempre un’importanza e un’attesa particolare.

Le tradizioni della consegna dei doni ai bambini nel corso dei tempi e dei luoghi hanno individuato dei giorni diversi. Riporto brevemente quelli che conosco:
6 dicembre, San Nicola consegna i doni in groppa al suo cavallino;
13 dicembre, Santa Lucia consegna i doni con un asinello volante;
25 dicembre, Babbo Natale consegna i doni a bordo di una slitta volante trainata da renne;
1 gennaio, soprattutto tra gli adulti si è diffusa l’abitudine di scambiarsi dei doni;
6 gennaio, la Befana consegna i doni a cavallo di una scopa volante.

I vostri nonni Lina e Antonio sono nativi di un paesino della bergamasca dove tutt’ora c’è la tradizione secondo la quale i doni li porta Santa Lucia.
Per questo motivo cercherò di raccontare brevemente la vita della Santa e spiegare le origini di questa tradizione. Cercherò poi di ricordare in che cosa consistevano i doni 60 anni fa paragonandoli a quelli di oggi.

La vita e la leggenda di Santa Lucia.

Lucia è nata a Siracusa nel 283 da una famiglia cristiana benestante e, fin da giovane secondo i costumi del tempo, fu promessa in sposa ad un giovane pagano.
Quando aveva circa 18 anni, Lucia accompagnò la mamma, gravemente ammalata, in pellegrinaggio al sepolcro di S. Agata per chiedere alla Santa la grazia della guarigione.

Al suo ritorno la mamma guarì e Lucia decise di consacrarsi completamente a Cristo.
Il suo pretendente vedendo sfumare il contratto di matrimonio, decise di denunciare Lucia come cristiana. Lucia subì un lungo e dolorosissimo processo alla fine del quale (il 13 dicembre del 304 a soli 21 anni) venne uccisa molto probabilmente per decapitazione.

L’iconografia classica la rappresentata con gli occhi su un piatto, ma sembra essere priva di ogni fondamento la leggenda secondo la quale durante il suo martirio le vennero cavati gli occhi. Gli occhi sul piatto starebbero semplicemente a sottolineare il significato etimologico del suo nome che, dal latino lux, significa LUCE.

Per questo motivo viene da sempre invocata come protettrice della vista.

Parecchie sono le leggende che spiegano la tradizione secondo la quale, in alcuni paesi d’Italia e del mondo, nel giorno di Santa Lucia i bambini ricevono i doni.

A me è piaciuta quella che colloca la nascita di questa tradizione nella città di Verona attorno al XIII secolo e ve la riassumo brevemente.

In questa città si era diffusa una grave epidemia di “male agli occhi” che colpiva particolarmente i bambini. La popolazione aveva pensato di chiedere la grazia a Santa Lucia compiendo un pellegrinaggio a piedi scalzi e senza mantello fino alla chiesa a lei dedicata.

A causa del freddo intenso (siamo al 13 dicembre, data della commemorazione della morte della Santa) i bambini si rifiutavano di partecipare al pellegrinaggio. Per vincere la loro resistenza, i genitori promisero ai bambini che se avessero ubbidito, al loro ritorno la Santa avrebbe fatto trovare loro un dono.

I bambini accettarono e alla fine del pellegrinaggio l’epidemia cessò di colpo e ciascun bambino ebbe in dono un magnifico giocattolo.

Da quell’anno iniziò la tradizione della consegna dei doni ai bambini nella notte di Santa Lucia.  Sempre secondo la leggenda, la Santa nella consegna dei doni, si faceva aiutare da un asinello che trainava un carrettino.

Andiamo ora indietro con la mente agli anni 50/60, all’epoca della mia infanzia.

Anche se non mancava da mangiare, erano comunque tempi in cui si era molto poveri e certamente non ci si poteva permettere di pensare a regali per i compleanni o per altre occasioni particolari. L’unica occasione per un piccolo dono era la festa di Santa Lucia.

I miei genitori e le varie persone che ruotavano intorno a me, incominciavano molto prima a legare, l’arrivo di Santa Lucia nella notte del 13 dicembre, ad un buon comportamento. In pratica, l’arrivo di Santa Lucia, veniva spesso usato come “espediente” per spronare i bambini a fare i bravi.

Si creava così una grande attesa che cresceva tanto più ci si avvicinava alla data.

La sera prima bisognava andare a letto più presto del solito, ma non prima di aver preparato un po’ di fieno per l’asinello e un po’ di latte per Santa Lucia. Spesso l’agitazione impediva di addormentarsi subito e comunque il sonno era sempre agitato.

Al mattino si scendeva in cucina, si controllava se il fieno e il latte erano stati consumati (a farli sparire ci pensavano i genitori) e si guardava sul tavolo se la Santa avesse lasciato qualcosa per noi.

Dovete sapere, cari nipotini, che all’epoca non esistevano negozi che vendevano giocattoli o quantomeno non nel mio piccolo paese e se fossero esistiti non sarebbero stati alla portata economica dei miei genitori e delle persone del ceto medio.

I doni quindi erano costituiti spesso solamente da frutta e da alcuni dolci (fichi secchi, arance, noci e qualche caramella). Per le bambine, a volte venivano preparate delle rudimentali, ma per questo non meno belle, bambole di pezza, utilizzando vecchi ritagli di stoffa e del cotone come imbottitura.

Per i maschietti qualche oggetto in legno, come trottole, piccoli e rudimentali cavallini o carrettini, una palla di stoffa. Per entrambi era sufficiente anche una piccola corda che sarebbe servita per il gioco del “salto con la corda”.

Oggetti poveri che, alimentati dalla fantasia dei bambini, riuscivano comunque a far giocare e divertire. Alcune volte il regalo consisteva di un piccolo capo di abbigliamento che veniva rigorosamente confezionato in casa (cercando di non farsi vedere dal bambino) anche perché all’epoca non esistevano i capi di abbigliamento fabbricati in serie nelle varie taglie.

Succedeva a volte che il tanto desiderato regalo venisse lasciato in mano al bambino solo per qualche giorno e poi, “misteriosamente” scompariva per ricomparire magari l’anno successivo facendo la gioia “temporanea” di un fratello o di un nipote (sarà stata mancanza di possibilità economiche o di sensibilità?).

Personalmente a me è successo che una sera di Santa Lucia, la mamma mi aveva mandato a dormire con il nonno nella speranza che al mattino lui mi facesse trovare qualche cosa ma, sarà stata dimenticanza, mancanza economica o mancanza di sensibilità, non mi arrivò nulla. Mia mamma borbottando qualcosa contro il nonno, mi prese con se e rimediò qualcosa al momento.

Forse è meglio non indagare troppo su questi comportamenti. Quello che è certo è che, vuoi a causa delle ristrettezze economiche che concentravano il poco denaro sulle necessità primarie, vuoi a causa di un’altra mentalità educativa, i nostri moderni psicologhi inorridirebbero (probabilmente a ragione) e vedrebbero in questi comportamenti chissà quali possibili traumi per una presunta difficoltà di una sana crescita dei ragazzi.

Con il migliorare delle condizioni economiche, negli anni 70 incominciò a girare qualche giocattolo confezionato. In particolare, chi aveva come me il papà che lavorava in un grande stabilimento come la Ferriera, poteva disporre di un giocattolo vero che la ditta metteva a disposizione per i figli dei suoi dipendenti. Mitico e indimenticabile era una piccola scatola di “meccano” (piccoli pezzi di ferro con fori che potevano essere assemblati con altrettanto piccole vitine per andare a formare degli oggetti).

Altrettanto indimenticabile e super desiderata dalle bambine era una “cucina americana” che aveva ricevuto mia sorella e che consisteva in una piccola scatola con una cucina in miniatura e qualche accessorio (padelle e stoviglie) che alimentavano la fantasia di cucinare.

Per i giochi dei ragazzi degli anni 60 potrebbe essere interessante rileggere questa letterina già pubblicata nella rubrica di nonno Antonio.

Vorrei chiudere con la speranza che questa corsa al regalo, favorita dal martellamento pubblicitario e dal benessere, si ridimensioni un po’ perchè rischia di diventare diseducativa e rischia di togliere ai ragazzi la gioia e la trepidazione dell’attesa e il godimento del dono stesso perchè molto spesso viene soppiantato e accantonato molto presto a favore del regalo successivo.

Un caro saluto da nonno Antonio

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