Carissimi nipoti,
ci eravamo lasciati con la descrizione in generale delle colonie e con i regolamenti che governavano una giornata tipo del soggiorno dei ragazzi dai 6 ai 10 anni, senza la presenza dei propri genitori, in queste grosse strutture costruite nelle località marine e montane.
Ora andiamo a vedere la fine del soggiorno, il loro rientro a casa e il progressivo svuotamento di queste strutture.
Verso la fine del soggiorno la signorina ci portava, sempre ben allineati in fila, in paese alla ricerca di un ricordino (quasi sempre una conchiglia o un segnatempo di sale) che orgogliosamente portavamo ai nostri genitori.
Ed ecco il giorno del ritorno: di nuovo sugli autobus o sui treni, con uno spirito più allegro della partenza. Eravamo impazienti di tornare a casa per ritrovare i nostri genitori, la nostra casa, il nostro paese con le piccole amicizie e attività conosciute.
Non era insolito che nel viaggio di ritorno si intonasse una canzone popolare bergamasca, di cui ho voluto riportare il testo integrale, che parlava appunto del ritorno a casa dei ragazzi dalle colonie.
“Caro bagnino, aprici il cancello,
che il tempo è bello, che il tempo è bello,
caro bagnino, aprici il cancello
che il tempo è bello e
noi vogliam partir.
che il tempo è bello e
noi vogliam partir.
Noi partiremo di sabato mattina alle ore otto, alle ore otto,
noi partiremo di sabato mattina, alle ore otto partirem di qua.
Arriveremo alla stazion centrale ad abbracciare, ad abbracciare
arriveremo alla stazion centrale ad abbracciare i nostri genitor.
Li abbracceremo e li stringeremo,
con tanta gioia con tanta gioia,
li abbracceremo e li stringeremo,
con tanta gioia nei nostri cuor…
Oh quanto ci dispiace
lasciare la colonia
la signorina é buona
e ci voleva ben
quanto è bello passeggiar lungo il mar lungo il mar
quante bello passeggiar
per le vie di Milan
A Bergamo a Bergamo
a Bergamo torneremo
la mamma la mamma
la mamma abbracceremo
e poi e poi
e poi anche il papà
abbasso la Colonia
e viva la libertà
e me ando a ca’
con la alisa in ma’
e te te restret che
con la alisa in pe ole”
Le parole di questa canzone ironizzano e sottolineano meglio di qualsiasi discorso lo stato d’animo di questi bambini di 7/8 anni che ritornavano a casa dopo l’esperienza di una “vacanza” di tre settimane che allora sembravano un’eternità.
Questa canzoncina ci è ritornata in mente casualmente (a me e alla nonna Lina) e ne abbiamo ricercato il testo. E’ un motivetto simpatico che da quando lo abbiamo ricordato ci continua a frullare nella testa e, in questi giorni, ci sorprendiamo spesso a canticchiarlo.
Questo motivetto assieme a vari ricordi delle colonie che ho riportato, ha risvegliato molti ricordi che ultimamente cerchiamo di condividere anche con i nostri amici che frequentiamo. Sono ricordi di tempi in cui si era tutti più poveri.
Volendo fare una sintesi delle colonie diremmo che ci hanno suscitato immagini di sole, di mare, di sabbia, della fila di lettini delle camerate; sapori di minestra della mensa, di sugo di pomodoro, di pane e cioccolato per merenda; ricordi di regolamenti severi, di disciplina, del brusio del salone della mensa; sensazioni di malinconia, piacere di condivisione con gli amicizie che si creavano in questo ambiente, desiderio di ritornare a casa per abbracciare i nostri genitori apprezzando maggiormente la nostra quotidianità.
Ora che sono diventato genitore e nonno mi viene da guardare alle colonie anche da un’altra angolatura e cioè quella del genitore e del nonno. Se da un lato i ragazzi avranno sofferto la lontananza, altrettanto e magari in modo maggiore, anche i genitori avranno sofferto per il distacco dai loro figli.
Nel fare questa considerazione non posso non ricordare con tenerezza e riconoscenza i miei genitori, quelli della nonna Lina e tutta la generazione di genitori che hanno mandato i propri figli nelle colonie.
Attorno agli anni 80, con il crescere del benessere sociale, sempre più famiglie incominciarono a permettersi una vacanza assieme e la funzione delle colonie andò sempre più diminuendo e di pari passo le colonie incominciarono a spopolarsi.
Alcune tentarono di resistere trasformandosi parzialmente in piccoli alloggi per famiglie, mantenendo in comune solo il momento dei pranzi nei grandi refettori dove il cibo divenne più vario e ricercato.
Questa nuova formula di vacanze credo meriti una letterina a parte perchè è stata un’esperienza positiva e fondamentale per la mia famiglia e per quella dei miei figli e cioè dei vostri genitori. In attesa di questo argomento che aprirà nuovi e interessanti “cassetti” nella memoria della vita della mia famiglia vi saluto caramente.
nonno Antonio
Bravissimo nella accurata descrizione della “giornata tipo” in colonia, l’ho frequentata nel periodo 67/72, ho spaziato da colonie liguri a colonie sul litorale adriatico e devo dire che a tutt’oggi non ne conservo un buon ricord o tuttavia sono riuscita nonostante tutto a maturare una sorta di “nostalgia di ricordi” a volte anche positivi che mi accompagneranno per sempre. Di nuovo complimenti.
Grazie per il tuo commento. Lo giro anche a Nonno Antonio!