Carissimi nipoti,
le persone anziane spesso tendono a guardare e a parlare con nostalgia del passato ma quando diventano nonni, queste piccole e meravigliose creature, li trasformano ed essi riescono ancora a guardare e a costruire il futuro.
Quando ho saputo che sarei diventato nonno per la quarta volta, caricato da questa nuova gioia ed energia, ho pensato ad un modo originale per ricordare e festeggiare questo lietissimo evento.
L’idea mi è venuta quando casualmente ho seguito un documentario di botanica. Alla fine mi sono detto: “Perchè non associare un bonsai a ciascuno dei miei 4 nipotini?”.
Lì per lì l’idea mi sembrava più strana che originale.
Probabilmente, i miei quattro nipotini penseranno: “Il nonno deve essere ammattito. Cosa centriamo noi bambini con un bonsai e viceversa? Mica siamo fatti di legno come il simpatico burattino Pinocchio!”.
Con la dovuta proporzione di valori, l’analogia è presto detta: per fare un bonsai bisogna partire da un seme che genera una piantina e con tanta pazienza, tempo e amore, pian piano la si modella, la si nutre, la si cura e la si mantiene nella sua forma.
Leggevo, in articoli specializzati in questo argomento che: “la buona riuscita di un bonsai richiede anni e anni e dipende da quanto tempo e amore uno è disposto a dedicare ad esso”.
E ancora: “Ogni bonsai è unico e irripetibile”.
Se l’uomo è disposto a dare tanto tempo e amore per creare e mantenere un alberello, seppur bello, figuriamoci quanto maggiore può essere il tempo e l’amore che un genitore e un nonno sono disposti a dare per la cura e la crescita di un figlio o di un nipotino.
A questo punto avrei potuto andare, in uno dei tanti garden specializzati, ad acquistare quattro piccoli bonsai riservandomi poi di curarli in attesa che i miei nipotini arrivino in età per prendersene cura personalmente. Questo mi sembrava però troppo facile, poco personale e toglieva tutto l’impegno, la pazienza e l’amore che permettono di affezionarsi e di dare un’impronta personale.
Dopo essermi documentato un po’, ho deciso di provare a creare da solo i quattro alberelli.
Prima di iniziare a descrivere il procedimento che ho seguito e mostrare le foto del mio lavoro, chiedo scusa ai professionisti di questa “bellissima e difficile arte” per il mio goffo tentativo di bonsai dilettantistico (se tra i lettori ci sarà un esperto in questa materia, accetterò volentieri le critiche e i suggerimenti tecnici). Credo comunque che, al di là del risultato, quello che conta sia il reale impegno e il significato che io voglio dare a questo mio lavoro.
La materia prima me l’hanno fornita alcune piccole piantine di melograno che il mio vicino di casa mi aveva dato lo scorso anno. All’epoca, avevo intenzione di piantarne un paio nel mio giardino e così gli ho chiesto alcune piantine cresciute spontaneamente ai piedi del suo albero. Dopo aver scelto le due migliori e averle piantate in terreno aperto, le rimanenti (5/6 piantine di non più di una ventina di cm), per non buttarle, le ho piantate in alcuni vasetti.
A primavera di quest’anno le piantine si presentavano cresciute e in buona salute.
La prima operazione da fare è quella di dare una forma, un’ossatura generale del tronco e dei rami. Per fare questo è necessario che il vaso scelto per il trapianto, abbia dei punti fissi al quale ancorare radici, tronco e rami per il tempo necessario perché il giovane legno mantenga la forma che io gli andrò a dare. Non so quanto sia questo tempo ma presumo che un anno circa possa essere sufficiente.
Il vaso che vado a scegliere non è il vaso definitivo ma è un comunissimo vaso di plastica. Dopo averlo bucato, con una piccola trivella, lungo tutto il perimetro alto del vaso (questi fori mi serviranno per ancorare con dei fili i rami), ho pensato di creare una struttura in legno che ho fissato al fondo del vaso diventando un tutt’uno con il vaso stesso.
A questo punto ho tolto la mia piantina dal precedente vaso, ho pulito bene le radici andando ad eliminare le più grosse e ho incominciato ad ancorare, con del filo o con dei chiodi ricurvi, le radici e la parte bassa del tronco, alla struttura centrale in legno che avevo precedentemente preparato.
Ora la mia piantina è perfettamente ancorata al vaso e incomincio a guardarne la struttura pensando a come personalizzarla. Per esempio una delle piantine aveva il piccolo tronco che, dopo 4/5 cm, si divideva in due. Delicatamente ho incominciato ad intrecciare questi due piccoli tronchi attorno al fusto centrale del supporto,
mentre la parte alta dei due rami, dopo averla pulita dei rametti laterali, l’ho fissata orizzontalmente piegando i rami a semicerchio a formare una piccola “esse”. Per fare questo ho ancorato i due rametti, con alcuni fili di “raffia”, ai fori preparati sul perimetro alto del vaso.
A questo punto non mi rimane che riempire di terra il nuovo vaso mettendo sul fondo un po’ di palline di argilla per favorire il drenaggio dell’acqua, comprimere leggermente il nuovo terreno assicurandomi che le radici siano tutte coperte, annaffiare avendo l’accortezza di mettere un sottovaso perché il nuovo e soffice terreno non è subito in grado di trattenere l’acqua che uscirebbe troppo velocemente lasciando la terra asciutta e trascinando via le preziose sostanze nutritive in essa contenute.
Mi limito alla descrizione della preparazione di uno solo dei quattro vasetti. Per gli altri vale lo stesso procedimento iniziale e poi la forma definitiva viene suggerita dalla struttura della piantina e dalla fantasia. Ora i miei quattro “potenziali bonsai” sono pronti e visti con tutta l’imbragatura non sono molto belli.
Ora sistemo i miei quattro vasetti in un luogo all’aperto a mezz’ombra assicurandomi, che nel corso dell’anno, non abbia mai a mancare la giusta umidificazione. Terrò d’occhio inoltre la crescita di ulteriori rametti verticali che andrò ad eliminare per permettere al piccolo tronco di irrobustirsi nella nuova forma che ho voluto dargli.
La prossima primavera provvederò ad eliminare tutta l’impalcatura e i fili di raffia che ancoravano i giovani rami. Verificato che la struttura, tronco e rami, si mantengano autonomamente nella loro forma, provvederò a rinvasare la piantina eliminando ancora le radici più grosse e posizionando o eliminando l’eventuale crescita di nuovi rametti.
Naturalmente dovrò fare attenzione a lasciare sempre qualche rametto intero per stimolare la crescita della pianta e perché è dalla sommità di questi che potranno nascere i fiori e quindi i frutti.
Nell’attesa e nella speranza che questi alberelli crescano così come li ho pensati, io vi saluto e vi do appuntamento alla prossima primavera con gli aggiornamenti verbali e fotografici di questo mio tentativo.
Nonno Antonio