Carissimi nipoti,
in attesa che diventiate più grandi e siate voi a scrivere una letterina di ringraziamento e di auguri alle vostre mamme, ne voglio preparare una io. Oltre alle vostre mamme desidero ricordare la vostra nonna Lina, perché prima di diventare nonna, era mamma di due bellissimi bambini. Due bambini che oggi sono diventati uomini e che a loro volta sono diventati i vostri papà.
Alle vostre mamme, alla nonna Lina che è “la mamma dei figli miei”, alla vostra bisnonna Rina che era la mamma della nonna Lina e alla mia mamma Maria e a tutte le mamme del mondo, va il mio pensiero riconoscente e commosso.
Per la “par condicio” con la festa del papà, le voglio ricordare con un simpatico racconto di Bruno Ferrero in cui si ipotizza la creazione della mamma.
Dio creò la mamma
Il buon Dio aveva deciso di creare…la mamma. Ci si arrabattava intorno già da sei giorni, quand’ecco comparire un angelo che gli fa: “Questa qui te ne fa perdere di tempo, eh?”. E Lui: “Sì, ma hai letto i requisiti dell’ordinazione? Dev’essere completamente lavabile, ma non di plastica… Avere 180 parti mobili tutte sostituibili… Funzionare a caffè e avanzi del giorno prima… Avere un bacio capace di guarire tutto, da una sbucciatura ad una delusione d’amore…e sei paia di mani”.
L’angelo scosse la testa e ribatté incredulo: “Sei paia?!”. “Il difficile non sono le mani – disse il buon Dio – ma le tre paia di occhi che una mamma deve avere”. “Così tanti?”. Dio annuì. “Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda “che state combinando lì dentro, bambini?”, anche se lo sa già. Un altro paio dietro la testa, per vedere quello che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere. Un altro paio ancora per dire tacitamente al figlio che si è messo in un guaio “capisco e ti voglio bene lo stesso”.
“Signore – fece l’angelo sfiorandogli gentilmente un braccio – va’ a dormire. Domani è un altro…”.
“Non posso – ripose il Signore – ho quasi finito ormai. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, che può lavorare 18 ore di seguito, preparare un pranzo per sei con mezzo chilo di carne tritata e che riesce a tenere sotto la doccia un bambino di nove anni”.
L’angelo girò lentamente intorno al modello di madre, esaminandolo con curiosità: “E’ troppo tenera”, disse poi con un sospiro. “Ma resistente – ribatté il Signore con foga – tu non hai idea di quello che può sopportare una mamma!”. “Sa pensare?”. “Non solo, ma sa anche fare un ottimo uso della ragione e venire a compromessi”, ribatté il Creatore.
A quel punto l’angelo si chinò sul modello della madre e le passò un dito su una guancia: “Qui c’è una perdita”, dichiarò. “Non è una perdita – lo corresse il Signore – è una lacrima”. “E a che serve?”. “Esprime gioia, tristezza, delusione, dolore, solitudine, orgoglio”. “Ma sei un genio!”, esclamò l’angelo.
Con sottile malinconia Dio aggiunse: “A dire il vero, non sono stato io a mettercela quella cosa lì…”.
In questo racconto sono elencate, enfatizzandole, le innumerevoli qualità di una mamma.
Ecco quindi che serve un bacio capace di guarire tutto (ed è proprio vero che un bacio sulla sbucciatura di un bambino è efficace). Una mamma deve “guarire da sola” nel senso che non può permettersi di stare a letto e mancare ai suoi compiti quotidiani.
Una mamma deve avere “sei paia di mani” per fare tutto nell’arco della giornata anche quando le giornate sembrano non finire mai. Una mamma deve avere tre paia di occhi per vedere anche quello che non si vede. Una mamma, infatti, capisce anche solo dal tono della voce le esigenze di suo figlio prima ancora che esprima i suoi bisogni. Capisce quando non sta bene, quando è triste, quando è contento e ha voglia di coccole.
Infine, il tocco magistrale di una lacrima che le solca il viso. Lacrima che non è sinonimo di tristezza o debolezza ma è la capacità di commozione, di comprensione, di tenerezza, di gioia e comunque è sempre una manifestazione di attenzione, di partecipazione e di amore assoluto nei confronti della propria creatura, del resto della famiglia e del mondo intero.
Ancora un grandissimo augurio a tutte le mamme e un arrivederci alla prossima letterina.
nonno Antonio