Carissimi nipoti,
anche quest’anno sta per arrivare la festa del Carnevale, festa che ogni anno ci viene anticipata in maniera quasi asfissiante dall’esposizione degli articoli nei grandi centri commerciali. Ancora non è finita l’esposizione degli articoli natalizi che già inizia quella del Carnevale.
Purtroppo i nostri ragazzi, ma anche gli adulti, sono sempre di più condizionati dalla pubblicità dei media e dei centri commerciali. Maschere e vestiti di ogni genere mirati a stuzzicare e impersonare i personaggi più amati del momento dai bambini, anche questi frutto di martellanti pubblicità e di cartoni impersonati dai personaggi che si vuol far passare per l’anno corrente, si affiancano ai dolci tipici del Carnevale quali chiacchiere, frittelle e dolci tipici di ogni regione.
Già nelle scuole materne e via via a salire negli ordini superiori, ci si prepara a questo momento di festa, tanto da programmare una giornata di interruzione delle attività scolastiche. Anche gli oratori si preparano molto tempo prima cercando di assecondare e interpretare a fondo il tema comune che viene dato per il Carnevale. Le mamme confezionano abiti, i papà iniziano a preparare i carri, più o meno grandi e complessi, sui quali cercheranno di realizzare il tema e sui quali metteranno una rappresentanza dei bambini, adeguatamente vestiti, per poi girare in sfilata le vie del paese.
Il tema del Carnevale 2019 degli oratori è dedicato alle invenzioni di Leonardo da Vinci e il suo logo è il seguente.
Crediamo che questo tema dia la possibilità di numerosissime interpretazioni.
I Carnevali più famosi al mondo, quelli che attirano ogni anno migliaia di partecipanti e di curiosi e che vengono trasmessi dai media, sono, tanto per citarne alcuni, il Carnevale di Rio, il Carnevale di Venezia, quello di Viareggio e tanti altri ancora.


Per queste manifestazioni ci si prepara di anno in anno e ci sono squadre di persone, spesso professionisti dei costumi e artisti veri e propri, che lavorano tutto l’anno per realizzare gli enormi carri dove macchiette di personaggi pubblici della politica, dello sport si muovono ricalcando con ironia il pensiero e gli avvenimenti dell’anno appena trascorso.
In tutto questo enorme lavoro, in questa spesso caotica e disordinata festa, spesso più nessuno si ricorda l’origine e le motivazioni di questa tradizione vecchia di millenni.

Dovete sapere, cari nipotini, che il Carnevale, anche se ancora non veniva chiamato con questo nome, ha origine in festività molto antiche addirittura dell’antica Babilonia che teneva annualmente una manifestazione in cui il “caos” cercava di contrastare la “creazione”. Il caos e creazione erano rappresentati da divinità e mostri mitologici che allegoricamente si contendevano il mondo e dopo estenuanti e finti combattimenti, terminavano sempre con la vittoria della creazione sul caos.
Più recentemente, si fa per dire, la tradizione del carnevale si può ricondurre alle manifestazioni greche chiamate “dionisiache”o le manifestazioni romane chiamate “saturnali”. Durante le feste dionisiache e saturnali, si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciare posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo e anche alla dissolutezza. Da un punto di vista storico il Carnevale rappresentava dunque un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l’ordine costituito, che però una volta esaurito il periodo festivo, riemergeva nuovamente ed era garantito per un anno intero e cioè fino al Carnevale successivo.
E’ solo con la diffusione della religione cattolica che prese il nome di Carnevale.
Il termine Carnevale deriva dalla parola latina “carnem levare” che significa letteralmente “privarsi della carne” e si riferiva al banchetto che tradizionalmente si teneva l’ultimo giorno, il così detto “martedì grasso”, prima di entrare nel periodo di Quaresima. Il martedì grasso, come dice letteralmente il termine, è l’ultimo giorno in cui ci si può concedere una vita sregolata e un’alimentazione abbondante e succulenta, prima che con il mercoledì delle ceneri, il cui significato è quello di pentimento e purificazione, imponga una vita sobria e un’alimentazione moderata e priva della carne per i venerdì che sono contenuti nei 40 giorni della Quaresima.
Sembra che la traccia più antica di questa tradizione risalga al 1094 nella città di Venezia, tradizione che sarà poi ufficializzata dal Doge nel 1296. Da allora il Carnevale si propagò per tutto il mondo a tradizione cristiana. In alcune città prese delle connotazioni particolari come per esempio il Carnevale di Ivrea che è caratterizzato da una originalissima “Battaglia di arance”.
Negli anni sessanta, quand’ero ragazzo io e nel paesino in cui abitavo, non c’erano i negozi che esponevano vestiti, maschere o oggetti per il travestimento di carnevale che troviamo abbondanti oggi. Magari ci saranno stati nelle grandi città ma sicuramente pochi potevano permettersi di acquistarli. Inoltre io non ho memorie di sfilate a livello di paese.
Il periodo che precedeva la Quaresima era comunque noto e si cercava di ricordarlo e festeggiarlo con i pochi mezzi di allora. Normalmente i ragazzi della contrada si trovavano nella stalla di qualche cascina (la stalla allora non era semplicemente il ricovero degli animali ma normalmente a fianco dello spazio occupato dagli animali c’era uno spazio in cui la famiglia si ritrovava dopo cena per godere del calduccio che il fiato degli animali produceva e per raccontarsi la giornata appena trascorsa) e qui ci si mascherava.
Mascherarsi allora, ma anche adesso, voleva dire vestirsi in modo da essere diversi dal solito e quasi irriconoscibili. A questo scopo si utilizzavano dei vecchi vestiti dei nonni e delle nonne e, utilizzando paglia o fieno per creare finte pance o gobbe, ci si travestiva con abiti o mantelli che arrivavano fino a terra. Per la faccia, io non ricordo che ci fossero delle maschere, magari saranno state realizzate delle rudimentali maschere di cartone, ma spesso il viso era reso irriconoscibile dai filamenti del granoturco che ben si prestavano per creare finti baffi e finte barbe. A completare il tutto intervenivano cappelli dalle grandi falde o foulard nel caso si intendesse vestire i panni di una anziana donna. Spesso ci si invertiva i ruoli e cioè i ragazzi si vestivano da donna mentre le ragazze da uomini.
Così mascherati si faceva il giro delle poche case della contrada (i più grandi e intraprendenti si spingevano anche nei paesi vicini) e si bussava alle porte. La gente lo sapeva e normalmente offriva qualche dolce o della frutta. Il divertimento nostro, ma anche di quelli a cui si bussava, era quello di tentare di indovinare il nostro nome e il nostro casato (tu sei l’Antonio, il figlio del Pierino dei Braghì). Naturalmente più era difficile individuarci più voleva dire che ci eravamo mascherati bene.
Questo modo di festeggiare il Carnevale mi ricorda un po l’attuale festa di Halloween dove i bambini alla sera vanno a suonare i campanelli delle case con il motto “scherzetto o dolcetto” per il piacere di stare assieme e per rimediare alcuni dolcetti.
Ora come allora c’erano tante persone gentili e comprensive che stavano allo scherzo e al fastidio di affacciarsi in piena sera per vedere chi era e, al presentarsi della compagnia di ragazzi, sorrideva e dava loro qualche dolcetto.
C’erano però, e ci sono ancora oggi, persone un po’ riservate che mal digerivano che li si disturbasse e spesso ci liquidavano con imprecazioni o addirittura peggio.
A questo proposito io ricordo che in una casa, alla quale tra l’altro avevamo bussato anche negli anni precedenti, quell’anno si presentò il padrone di casa esibendo una pistola e invitandoci ad andarcene. Probabilmente sarà stata un’arma finta ma io ho avuto paura ugualmente (tanto è vero che questo episodio me lo ricordo perfettamente dopo 60 anni) e credo che quello sia stato l’ultimo anno in cui io ho festeggiato il Carnevale.
Questo è per dire a voi ragazzi di essere sempre educati anche quando state festeggiando il periodo allegro e sregolato del Carnevale, mentre a quelli adulti un poco “orsi” che mal digeriscono il chiasso o le sregolatezze di quei giorni, chiedo di essere un po’ più pazienti e almeno di farsi un poco coinvolgere dall’allegria di questi giovani che ci distraggono dalla cupezza del nostro quotidiano.
Cari nipotini e ragazzi tutti: buon Carnevale e a presto con altre storie, ricordi e considerazioni.
Nonno Antonio
L’immagine di copertina è di MFortini