Emergenza clima: le parole di Luca Mercalli per Famigliaontheroad

Meteorologo, divulgatore scientifico, climatologo, Presidente della Società Meteorologica Italiana, noto al grande pubblico per la partecipazione a Che tempo che fa.
Con nostro grande onore, il Prof. Luca Mercalli ci ha concesso un’esclusiva intervista per approfondire i temi dell’emergenza clima e del riscaldamento globale.
Spunti di riflessione davvero molto interessanti!
Ricordiamo tra l’altro che proprio pochi giorni fa è uscito il suo ultimo libro, “Non c’è più tempo”, edito da Einaudi. Tema centrale è proprio quello affrontato durante la nostra chiacchierata.
Grazie ancora al Prof. Luca Mercalli per la disponibilità. Buona lettura!

Emergenza clima e riscaldamento globale: che pianeta stiamo consegnando ai nostri figli?

Ovviamente un pianeta pieno di problemi, già oggi, perché purtroppo il danno lo abbiamo già compiuto. Avremmo dovuto agire quarant’anni fa, quando si sapeva già tutto.
Oggi abbiamo un aumento di temperatura di 1° e questo è già un segnale pericoloso. Ovviamente non è che non possiamo fare più nulla. Adesso davanti a noi c’è una questione di urgenza perché non c’è rimasto altro tempo se vogliamo correggere un po’ la rotta. Però possiamo semplicemente ridurre il danno.
Il danno ci sarà però abbiamo la scelta se fare aumentare ancora fino a circa 2° la temperatura entro la fine del secolo (che sarebbe l’opzione stabilita anche dall’Accordo di Parigi, quella meno dannosa); però in ogni caso 2° ce li prendiamo, quelli non ce li leva nessuno.

E’ come uno che fuma: se ha fumato fino a 50 anni non è che poi smette e ha i polmoni nuovi. Se smette riduce il rischio di prendersi il cancro, però intanto i polmoni non sono sani.

Il maggior rischio è che non si faccia niente; siamo completamente lanciati verso un mondo dove la temperatura potrebbe aumentare anche di 5° e in questo caso i nostri figli e nipoti avrebbero un mondo invivibile; letteralmente invivibile perché sarebbe qualcosa di inedito. Non sarebbe qualcosa che abbiamo già visto nella storia, bensì una situazione completamente nuova all’interno della storia dell’uomo.

Cosa si sta facendo in Italia per contenere il riscaldamento globale? Quali i Paesi più virtuosi da cui prendere esempio?

I Paesi virtuosi sono pochissimi e li contiamo sulle dita di una mano. Sono sostanzialmente i Paesi del Nord Europa: Scandinavia, Germania, Svizzera e Austria, basta, non ce ne sono altri. Tutti gli altri sono indietro.
In Italia non è che non si faccia niente; si fanno alcune cose anche molto virtuose.
Il problema dell’Italia è la contraddizione, cioè noi abbiamo tutto e il contrario di tutto. Abbiamo comuni virtuosi e magari il comune a fianco che fa le cose peggiori e annulla completamente quello che di buono è stato fatto da un altro. Abbiamo buone leggi annullate da altre contrarie; abbiamo un diffuso disinteresse ambientale delle masse e poi abbiamo invece delle punte di associazioni, di cittadini, di volontariato che sono un’eccellenza. Il nostro problema è che non sappiamo scegliere una direzione e andare avanti.
E’ un Paese dove constatiamo l’eccellenza della raccolta differenziata in Europa in provincia di Treviso e nel sud Italia, invece, bruciamo i rifiuti agli angoli della strade.

A suo avviso la vita sul Pianeta Terra ha una data di scadenza vicina?

Non è questione di data di scadenza… Noi abbiamo delle condizioni ottimali ma via via che compromettiamo il clima diventa tutto più difficile. Per esempio aumentano gli eventi estremi, abbiamo maggiore rischio di siccità che può condizionare la produzione agricola. Quindi non è che c’è una scadenza per cui fino al giorno prima si sta bene e il giorno dopo si muore tutti. I problemi li vediamo già oggi, sono già in corso. Sono problemi che inizialmente hanno carattere locale e temporaneo ma che, via via, diventano sempre più ingestibili.
Con l’aumento della temperatura, il livello di complessità e i rischi aumentano.

Ci sono alcuni processi veramente irreversibili. I ghiacciai che fondono fanno aumentare il livello dei mari e questo problema non si ripara in un secolo ma in decine di migliaia di anni. La sommersione delle città costiere diventerà un problema gigantesco per le migrazioni dei popoli anche in Italia perché tutto il delta del Po è a rischio.

Cosa può fare ciascuno di noi, nel proprio quotidiano, per contribuire a contenere il riscaldamento globale?

La prima regola che vale un po’ per tutto è “sprecare di meno”. Noi abbiamo una società che spreca energia, materie prime e tutto questo ha un’influenza diretta sul clima perché dietro ad ogni nostra azione purtroppo oggi c’è energia fatta con petrolio e carbone.
Quindi diviene fondamentale abbattere gli sprechi, a partire da quelli diretti.
Casa nostra per esempio: avere una casa con una caldaia vecchia, non aver fatto l’isolamento termico dei muri, delle finestre: questi sono tutti sprechi che, tra l’altro, si riflettono sulla bolletta. Quindi potremmo anche risparmiare, non è solo un problema ambientale.

Avere un’automobile piccola che fa molti chilometri con un litro di carburante è più virtuoso che avere un grosso SUV che non serve a niente e fa la metà di chilometri con un litro.

Parliamo di viaggi: fare viaggi locali, vicino a casa e approfondire la conoscenza del territorio è meglio che prendere l’aereo e andare al villaggio turistico nell’altra parte del pianeta solo per moda, solo per dire “ci sono stato”. Perché il viaggio aereo è estremamente inquinante.

Tutti gli oggetti che compriamo, la logica dell’usa e getta è problematica sia per il clima sia per i rifiuti che produciamo. Quindi possiamo dire che ognuno di noi nel proprio comportamento può già scegliere se ridurre le emissioni oppure aumentarle.

Il cibo: più mangiamo carne, più aumentiamo le emissioni perché l’allevamento è responsabile di una bella fetta di emissioni quindi scegliamo un’azienda con filiera corta, cibo stagionale e locale e poca carne. Tutte queste cose le possiamo fare tutti noi oggi.

Un contributo fondamentale si richiede ad un livello maggiore che è quello della politica. Facciamo un esempio: le auto elettriche ci permetterebbero di evitare molte emissioni ma oggi sono troppo costose; potrebbero diffondersi con un atto politico. Ti do un incentivo, abbasso il prezzo e favorisco la diffusione.

C’è qualche fonte sulla rete, qualche associazione o ente dove reperire in modo completo queste informazioni di “buona condotta” per la salvaguardia del nostro pianeta?

Ce n’è una quantità enorme tant’è che sono regole che conosciamo da trent’anni; sono un po’ le regole della sostenibilità, dell’economia verde. Le conosciamo tutti. Si comincia dalla raccolta differenziata, dalla gestione della propria casa, il risparmio energetico, il passaggio alle energie rinnovabili, mettere i pannelli solari. Insomma sono tutte cose che orecchiamo un po’ tutti.

Il problema è poi farle veramente e non farle una volta ogni tanto perché questi problemi non si risolvono con attività saltuarie; si risolvono con un cambio totale di paradigma che dovrebbe essere anche favorito dalla tassazione delle attività che inquinano e al contrario magari dall’incentivazione delle attività virtuose.
In mancanza di una politica chiara andiamo un po’ tutti dove tira il vento, dove conviene e non sempre questa convenienza coincide con quella ambientale. Spesso si guarda solo alla convenienza economica del momento e così si fanno quei danni che non possono più essere sanati.
Parlando di bambini, sono proprio loro che poi ne subiscono le conseguenze.

Ringraziando nuovamente il Prof. Luca Mercalli per la disponibilità, vi ricordiamo che pochi giorni fa è uscito il suo ultimo libro, “Non c’è più tempo”, edito da Einaudi, dove troverete molte altre riflessioni e spunti su questo tema così importante e soprattutto urgente.

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