Se avete letto qualche pagina del nostro blog avrete ormai capito che Famigliaontheroad si impegna ad incentivare l’utilizzo della bicicletta per i piccoli spostamenti, per portare a spasso i propri figli e anche per viaggiare!
Molte sono le domande che ogni giorno ci girano per la testa.
Per questo motivo abbiamo pensato di contattare FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta Onlus) nella persona del suo Presidente, ovvero la signora Giulietta Pagliaccio (che ringraziamo nuovamente per la disponibilità!).
Ricca e interessante l’intervista che ne è uscita. Dato che i contenuti toccati sono diversi, pubblichiamo due post (a questo link trovate la seconda parte).
Intanto ecco la risposta alle nostre prime due domande.
Buona lettura!
Famigliaontheroad è un blog di viaggi a “vocazione famigliare” e amiamo parlare anche di temi che ci toccano in prima persona. Per quanto possibile, copriamo i piccoli spostamenti a bordo di una cargobike (in provincia di Lecco, dove abitiamo, quando passiamo sembriamo quasi dei marziani agli occhi della gente…). A che punto è in Italia la sensibilità verso le due ruote? Qual è il ruolo di FIAB in questa mission?
In questi ultimi anni l’attenzione al tema della bicicletta è cresciuto enormemente anche se resta un “argomento di nicchia”.
Sono ancora in tanti quelli che fanno fatica a pensare la loro quotidianità senza possedere un’auto.
Sicuramente, però, la consapevolezza che sia necessario un cambiamento per la mobilità quotidiana è entrato nelle corde di tanti, anche per i continui richiami alle emergenze smog. E questa nuova consapevolezza arriva anche da un lavoro trentennale di FIAB che, attraverso le associazioni sul territorio ha lavorato con i cittadini, con comuni e enti pubblici vari, per trasmettere conoscenza del tema mobilità ciclistica, per far capire attraverso iniziative in bicicletta che è un mezzo efficiente e alla portata di tutti.
C’è ancora molto da fare in termini di infrastrutture per incentivare l’uso della bicicletta. A che punto siamo anche a livello politico? Perché i Paesi nordici (dove peraltro il clima è anche più ostile) sono riusciti a fare quello che in Italia sembra ancora futuristico?
Sicuramente c’è ancora molto lavoro da fare e soprattutto dobbiamo accelerare i processi decisionali: nei prossimi decenni il 70% della popolazione vivrà nelle città e se non riusciamo a organizzare gli spazi pubblici in modo diverso sarà inevitabile il caos e l’invivibilità.
Riorganizzare le città significa recuperare spazio per le persone e questo lo puoi fare solo investendo sulla mobilità attiva, cioè sulla pedonalità, la ciclabilità e il trasporto pubblico, cioè modalità che occupano poco spazio pubblico. Una testa/un’auto non è più possibile.
In altri paesi questo concetto è già ampiamente “introiettato” per motivi culturali e storie geopolitiche diverse. In Italia politiche economiche di decenni che hanno privilegiato e spinto l’uso dell’auto privata, modificando radicalmente anche le città più antiche perché potessero essere adattate al possesso di un’auto, hanno costruito una cultura che ti “obbliga” a pensare che non si possa fare a meno della propria auto. E cambiare una cultura così radicata e stratificata non è facile: occorre una politica forte e determinata per trasmettere modelli culturali diversi e dare una visione nuova del futuro delle nostre città. Oggi la nostra politica manca di visione oltre che coraggio.
Per leggere la seconda parte dell’intervista cliccate qui sopra
La fotografia in copertina è di Vito Lavolpe
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